Fino all'ultimo artiglio

Ciao, mi chiamo Baffo Fortunato Akash,
sono un piccolo trovatello che ancor prima di nascere ha dovuto lottare per la vita.
Ricordo ancora quel terribile 11 giugno quando in India iniziò la stagione delle piogge e la mamma che mi portava nel suo grembo non ebbe la forza di saltare. Nel caldo pancino impedivo i suoi movimenti e la tana, tra le intercapedini delle baracche, si rivelò la sua trappola. L’ultima cosa che fece, ormai allo stremo, fu mettermi al mondo insieme ad altri 2 fratellini.
La prima cosa che vidi fu l’enorme quantità di acqua che ci sommerse.
Acqua, fango e detriti.
E quella fu anche l’ultima volta che vidi i miei fratellini. Io non so come ma mi ritrovai sopra una piccola tavola di legno.
La corrente era fortissima e ancora non ero abituato ad aggrapparmi. Ero al limite e l’ultimo artiglio che mi ancorava alla tavola stava per cedere.
In quel momento anche l’ultimo barlume di energia mi abbandonò e dovetti cedere alla forza delle acque. La vita per cui avevo tanto lottato, dopo avermi tolto la mamma e avermi fatto perdere di vista i miei fratellini, si stava dimostrando ancor più dura mostrandomi, a poche ore dalla nascita, il suo volto più crudele, la morte.
Mi lasciai andare tra i flutti e rividi, come in un sogno, tutta la mia piccola vita. Godetti, quando la mia mente andò a ritroso tra i pochi ma vividi ricordi, a rimembrare quei pochi attimi con la mia mamma.
Pensavo di morire e invece fui ripescato come una salamella da un piccolo ragazzino che aveva un campo vicino al fiume.
Mi prese e mi avvolse con una coperta. “Finalmente un po’ di calore” pensai. Appena mi ripresi un po’ mi fece mangiare bagnandosi la punta del dito con del latte di capra. Che grande scorpacciata! La ricordo ancora con piacere.
La mia vita dopo quel giorno terribile riprese tranquilla con il mio nuovo padroncino ma non riuscivo a capire l’origine del mio nome che nella mia terra suonava strano.
Siccome sono vispo e curioso questo mistero non mi dette pace fino a quando un giorno udii il mio piccolo padroncino leggere una lettera al padre. Era la lettera di un’anziana signora italiana che aiutava economicamente la famiglia del mio padroncino.
Scoprii che nei giorni seguenti a quel terribile 11 giugno in una delle abituali lettere che si scambiavano, aveva scritto del mio salvataggio. Così l’anziana signora suggerì di chiamarmi Baffo perché avevo perso una parte dei baffi tra i detriti e Fortunato perché avevo avuto una gran bella fortuna ad essere ancora in vita. Per questo "tengo cuore italiano".

Ah dimenticavo, forse vi state chiedendo perché mi chiamo Akash. Ma è chiaro! In onore del mio piccolo salvatore.



0 commenti:

 

Lettori fissi

Categorie pucciose!